mercoledì 22 aprile 2009

Centenario di Montanelli

"Ricchi di senso del comico, noi italiani non possediamo quello dell'umorismo - che è la capacità di ridere anche di se stessi - e un esercizio di critica e di autocritica che dovrebbe metterci in guardia, mostrandocene il ridicolo, contro ogni eccesso e forzatura. Qualcuno anche scambia l'umorismo per mancanza di serietà, dimenticando che ad eccellervi sono invece i popoli più seri del mondo, gli inglesi e gli ebrei. Ecco perché io credo che l'umorismo sia altamente salutare, e che debba assegnarsi solo un correttivo e un limite nel buon gusto".

C'è tutto Indro Montanelli in questo periodo posto a prefazione di una raccolta dei suoi "Controcorrente", quelle riflessioni pungenti e intelligenti, talora  cattive che per anni pubblicò sulla prima pagina del quotidiano "Il Giornale nuovo", da lui fondato il 25 giugno 1974, dopo aver abbandonato il "Corriere della sera" riunendo il meglio della matrice liberale europea.

Montanelli nacque a Fucecchio il 22 aprile 1909. Nacque giornalista: infatti la più celebre fotografia lo ritrae in Finlandia, avvolto in un cappotto, seduto per terra con l'immancabile macchina per scrivere, intento a stilare un articolo dalla zona di guerra. Toscano dunque, toscano fino al midollo con il tipico carattere del "toscanaccio": quando nel 1994 l'editore Berlusconi gli impose una linea politica, Montanelli non esitò a sacrificare la sua creatura più amata, "Il Giornale", e a buttarsi a capofitto a 85 anni in una nuova avventura; fondò "La Voce", dove riversò la sua verve fino al fallimento dell'impresa, un anno dopo.

Indro Montanelli, scomparso nel 2001, era però anche un fine scrittore e divulgatore storico: la sua "Storia d'Italia", scritta con Mario Cervi e Roberto Gervaso, illustra con parole semplici secoli e secoli del nostro paese. "Il generale Della Rovere" romanza la disavventura della reclusione nel carcere di San Vittore, prigioniero dei nazifascisti. "I sogni muoiono all'alba" è una piece teatrale sulla rivolta ungherese del 1956.

Era un osservatore acuto dei cambiamenti che intervengono nella società: con un colpo di penna sapeva cogliere il balenare della realtà sotto il travestimento di parole ampollose o false, come si può apprezzare da questi "Controcorrente":

Una professoressa di Giulianova (Teramo) ha messo al bando Dante: «Il lavoro scolastico - ha spiegato al suo preside - è condizionato da più di un secolo di idolatria per un autore che, se è sommo, può non essere unico e soprattutto rispondente alle più contingenti necessità culturali degli studenti intendendo per contingenza l'urgenza che gli studenti hanno di conquistare a scuola le chiavi interpretative del loro tempo per potersi accostare anche al mondo dell'arte e dello spettacolo con un minimo di garanzia di autentica partecipazione critica». Dobbiamo essere sinceri: anche noi ci siamo qualche volta domandati quali benefici procura Dante a chi lo legge. Ma questo scampolo di prosa ci dimostra cosa succede a chi non lo legge. (5 novembre 1977)

Secondo noi - e con tante scuse a coloro che non ci credono - gli Ufo non ci sono. Ma da quando la Pravda, dopo aver negato l'invasione sovietica dell'Afghanistan e l'invio al confino di Sacharov, si è messa a negare con la stessa risolutezza l'esistenza degli extraterrestri, non siamo più del tutto sicuri della loro inesistenza. (19 marzo 1980)

I radicali si battono contro il progettato raddoppio del finanziamento dei partiti politici. Sostengono che, prima, bisogna pensare a placare la fame nel mondo e, in un secondo tempo, quella dei partiti. Non hanno torto. Dovendosi affrontare contemporaneamente due problemi, è cosa saggia cominciare dal più facile. (26 luglio 1981)

A Montecitorio hanno compilato e affisso un elenco di oggetti smarriti dai deputati. C'è di tutto: borse, occhiali, accendini, pipe, gemelli da polso, foulards. C'è anche una cinghia per reggere i pantaloni. E non ci stupisce. Ci stupisce, semmai, che ce ne sia una sola. (7 gennaio 1984)

L'UIL ha proposto di togliere il passaporto a chi non è in regola con il fisco. Avrebbe fatto prima a dire: chiudiamo le frontiere. (1° agosto 1984)

A Civitavecchia  una giovane donna convocata come testimone è stata tratta in arresto, con l'imputazione di oltraggio, perché teneva ostinatamente le mani in tasca di fronte al pretore. Strano Paese il nostro, dove finisce in carcere chi mette le mani nelle tasche sue, e spesso resta in libertà chi le mette nelle tasche degli altri. (3 marzo 1985)

L'ex direttore della nettezza urbana di Roma, Primiani, è stato arrestato per interesse privato in atti d'ufficio, cioè in parole povere per bustarelle. Vedete un po' in che mondo viviamo. Perfino la sporcizia siamo riusciti a sporcare. (22 giugno 1986)


Indro Montanelli al Corriere della Sera

 

*  *  *  *  *  *  *  *  *  *  *  *  *  *  *  *  *  *  *  *  *  *  *  *  * 
LA FRASE DEL GIORNO 
Ho smesso di credere all'utilità di una Storia scritta al di fuori di tutti i circuiti della politica e della cultura tradizionali. Anzi, ad essere sincero sino in fondo, ho smesso di credere all'Italia. Rimarremo quello che siamo: un conglomerato impegnato a discutere, con grandi parole, di grandi riforme a copertura di piccoli giochi di potere e d'interesse. L'Italia è finita.
INDRO MONTANELLI, Storia d'Italia




Indro Alessandro Raffaello Schizògene Montanelli (Fucecchio, 22 aprile 1909 – Milano, 22 luglio 2001), giornalista, saggista e scrittore italiano. Corrispondente e inviato speciale di varie testate, fu redattore del Corriere della sera (1938-73); fondò e diresse  Il Giornale (1974-94) e La Voce (1994-95). Intransigente e anticonformista, dichiaratamente avverso al comunismo e fautore di una destra ideale.


2 commenti:

Alberto ha detto...

Ogni volta che penso a Montanelli penso a quello che fu il Giornale, e a ciò che questo è oggi: a come lo hanno reso. La frase del giorno che chiude questo pezzo ha in sé una grande verità, anche filosofica, mi viene in mente il lavoro di Popper ne "Le miserie dello storicismo".

DR ha detto...

Montanelli incarnava una destra liberale che purtroppo non esiste più. Tangentopoli ha spazzato via un sistema politico dove le categorie erano delineate. Ora abbiamo un ibrido che non potrà farci altro che male. Muri contro muri, nessun compromesso e nessun dialogo. Meglio - è una vignetta di quel "Giornale" dei primi anni '80 - la festa dell'amicizia dove i politici si stringevano le mani e contemporaneamente si davano calci negli stinchi e i governi duravano "come un paio di scarpe, anche se erano meno utili" (Montanelli dixit)