martedì 3 agosto 2010

La breve vita di Robert Johnson

Oggi è di scena la musica. In realtà è in primo piano la vita di un musicista: il talento sprecato nel fiore degli anni lascia sempre il rimpianto dei capolavori che sarebbero potuti nascere. Come i film di James Dean, di River Phoenix e di Heath Ledger o i romanzi di Cesare Pavese e di Albert Camus o le poesie di Attila Joszef, Antonia Pozzi e di Carlo Michelstaedter o ancora le canzoni di Rino Gaetano, di Jim Morrison, di Janis Joplin e di Jim Croce.

Il musicista in questione è il chitarrista e cantante blues Robert Johnson, un afroamericano nato nel maggio del 1911 a Hazelhurst, nello stato del Mississippi. La sua fine era già scritta nel suo DNA, nelle sue canzoni, come in “Hellbound on my trail”: «Devo correre, il blues viene giù come grandine. La luce del giorno continua a tormentarmi... c'è un emissario infernale sulle mie tracce». Nasce probabilmente qui la leggenda del patto con il diavolo, che in cambio della sua anima gli avrebbe dato la straordinaria tecnica del fingerpicking e quella voce particolare che cantava di demoni e di spettri. Testimoni dell’epoca raccontano che il ragazzo era goffo nel suonare lo strumento e solo un anno dopo era divenuto un vero talento: la risposta “scientifica” sarebbe Ike Zinnemann, un oscuro maestro abituato a suonare nei cimiteri…



Comunque tra il 29 novembre del 1936 e il 20 giugno del 1937, Robert Johnson registra ventinove pezzi che saranno ricordati a lungo e ripresi da artisti come Eric Clapton, i Led Zeppelin, i Fleetwood Mac e i Blues Brothers. In quel periodo, Johnson ne ha già passate parecchie: la prima moglie, sposata a 18 anni, muore di parto; lui allora diventa un forte bevitore e abbandona anche la seconda moglie, sposata a vent’anni, per dedicarsi interamente alla musica. Ora è il miglior esponente del delta blues.

Un mese dopo, il 13 agosto, Robert Johnson suona con i colleghi Sonny Boy Williamson e Honeyboy Edwards a 15 miglia da Greenwood, nel Mississippi, in un locale chiamato “Three Forks”, che li ha ingaggiati per alcune settimane. Robert si innamora della moglie del proprietario e intreccia con lei una relazione clandestina, della quale l’uomo non tarda a rendersi conto. Ma quella sera di giovedì 13 agosto, perse le inibizioni per i fumi dell’alcool e travolti dalla crescente eccitazione, i due amanti si comportano in maniera spudorata e imbarazzante. In una pausa a Robert viene passata una bottiglia di whisky senza tappo. Sonny Boy gliela fa cadere e gli dice che non è prudente bere da bottiglie non sigillate. Robert si arrabbia, grida “Non togliermi mai una bottiglia di mano!” e afferra un altro whisky già stappato che gli viene portato. Qualche minuto dopo non è più in grado di suonare e si trova in stato confusionale. Lo accompagnano a casa e comincia a delirare: è stato avvelenato. Eppure nessun medico viene chiamato e Johnson muore il 16 agosto, dopo due giorni di agonia. Nella bottiglia c’era stricnina.

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CROSSROAD BLUES

ME AND THE DEVIL BLUES


.Immagini © Delta Haze e Early Blues

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LA FRASE DEL GIORNO
Segui pure il detto antico di mio zio serpente; verrà certo un giorno, in cui la tua somiglianza con Dio ti farà paura.

JOHANN WOLFGANG GOETHE, Urfaust

1 commento:

Vania e Paolo ha detto...

...non conosco nulla di Jazz...certo è che "scalda"...i cuori.:)

..che storia...:(
ciaoo...insolito post...mi piace.
Vania