venerdì 8 ottobre 2010

Il fiore e l’aratro

 

CATULLO

CARME 11

Furio, Aurelio, che miei compagni
sino all'estremo dell'India verreste
alle cui rive lontane batte sonoro
il mare d'Oriente,
tra gli Arabi indolenti, gli Ircani,
gli Sciti, i Parti armati di frecce
o sino alle acque che il Nilo trascolora
con le sue sette foci;
e oltre i monti aspri delle Alpi
per visitare i luoghi dove vinse Cesare,
il Reno di Gallia, i Britanni
orribili e sperduti;
voi che con me, qualunque sia il volere
degli dei, sopportereste ogni mia pena,
ripetete all'amore mio queste poche
parole amare.
Se ne viva felice con i suoi amanti
e in un solo abbraccio, svuotandoli
d'ogni vigore, ne possieda quanti vuole
senza amarne nessuno,
ma non mi chieda l'amore di un tempo:
per colpa sua è caduto come il fiore
al margine di un prato se lo tocca
il vomere passando.

(da “Carmina” – Trad. Mario Ramous)

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Tormentatissima fu la storia d’amore di Catullo e Lesbia: amore platonico, sensuale, lunatico di volta in volta. Amore-odio, amore fraterno, amore passionale. Qui troviamo Catullo avvilito, deluso, disposto ad allontanarsi da Roma per dimenticare Lesbia, a tuffarsi nell’avventura del viaggio agli estremi confini della terra.

Ma ancora una volta è la donna a tenere le briglie del poeta: il povero Catullo, costretto a vedere Lesbia tradirlo a più riprese, non è capace di disprezzarla, anzi, come confessa in un altro dei suoi carmi, “le vuole bene di meno, ma la ama di più” (Carme 72); e ancora “Nessuna donna potrà dire «sono stata amata» più di quanto io ti ho amata”(Carme 87). Il suo atteggiamento, la sua dichiarazione con cui prende le distanze da lei, non è che una posa. In realtà, è ferito fino al dolore, come nella magnifica immagine che chiude la poesia: l’amore del poeta, il suo cuore, è caduto come un fiore reciso dalla lama dell’aratro. Infatti: “la copro ogni giorno d’insulti, ma morissi se io non la amo” (Carme 92).

 

Fotografia © Yuka Ogawa

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LA FRASE DEL GIORNO
Sai tu che sia il dolore? Troppe volte è l'ultima parola vuota di un verso vuotissimo per far rima con amore.
AMBROGIO BAZZERO, Storia di un’anima




Gaio Valerio Catullo (Verona, 84 a.C. – Roma, 54 a.C.), poeta romano. È noto per l'intensità delle passioni amorose espresse, per la prima volta nella letteratura latina, nel suo Catulli Veronensis Liber, in cui l'amore ha una parte preponderante, sia nei componimenti più leggeri che negli epilli ispirati alla poesia di Callimaco e degli Alessandrini in generale.

2 commenti:

Vania e Paolo ha detto...

..da "spaccare"..il cuore.

..non sò cosa dire..Grandi/Difficili/Importanti amori...ma da quello che ho "compreso"...sempre sarà così...almeno negli scritti lasciati.

...speriamo che nella "vita reale" ...sia diverso.:)
ciaoo Vania

DR ha detto...

Per Catullo, no: morì a trent'anni forse in una rissa, forse di malattia e quell'amore per Lesbia/Clodia rimase un punto felice e doloroso al contempo per anni: "odio e amo, non so perché questo accade, ma me ne cruccio". Eros e gelosia