lunedì 6 maggio 2013

Non glielo hai detto

 

VLADIMÍR HOLAN

TI HA CHIESTO…

Una ragazza ti ha chiesto: Che cosa è poesia?
Volevi dirle: Già il fatto che esisti, ah sì, che tu esisti,
e che nel tremore e stupore
che sono testimonianza del miracolo,
soffrendo mi ingelosisco della tua piena bellezza,
e che non posso baciarti e con te non mi posso giacere,
e che non ho nulla, e colui che è sprovvisto di doni
è costretto a cantare…

Ma non glielo hai detto, hai taciuto
e lei non ha udito quel canto…

(da Una notte con Amleto, 1966 – Traduzione di Angelo Maria Ripellino)

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“La plumbea tetraggine dell’universo d'altronde non toglie che Holan si lasci stupire dal miracolo, e il miracolo per lui si identifica con la poesia, perché solo la poesia ha virtù carismatiche” scrive Angelo Maria Ripellino dell’opera di Vladimír Holan, poeta ceco. E ancora: “Il precario e l’irripetibile sono le certezze assiali, le leggi maggiori del nostro vivere. L’implacabile determinismo che ci governa fa dell’esistenza una kàtorga, un castigo inflitto già prima della colpa, una condanna senza riscatto”. Quel castigo che in questa poesia è rappresentato dall’inutilità del canto, dalla sua incapacità di manifestarsi agli altri: “Non posso parlarti di poeti assolti / né redimerne i versi. / Anche se il paradiso fosse verità / non vuol dire che sia vero”. Soltanto in solitudine è possibile alimentare quel mondo interiore che ricerca l’intima sostanza dell’uomo. E Holan, in effetti, nel 1948 si ritirò in una sorta di autoreclusione sull’isola di Kampa, al centro di Praga, dormendo di giorno e vegliando di notte: “Non è che io mi stia ostinatamente racchiudendo ed ermeticamente imbozzolando in me stesso, ma è che anelo a un isolamento assolutamente necessario… E l’isola è isola. Isola dell’accanimento, dell’ossessione… Incrocerò le parole…”

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Automat

EDWARD HOPPER, “AUTOMAT”, 1927

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LA FRASE DEL GIORNO
Poesia è quello che resta quando svaniscono le parole
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VLADIMÍR HOLAN




Vladimír Holan (Praga, 16 settembre 1905 – 31 marzo 1980), poeta ceco. Dall’astrattismo e dal simbolismo ermetico con cui iniziò a scrivere versi passò a forme più realistiche e pessimistiche, centrate sul destino dell'uomo e della società, attuate con un linguaggio oscuro.


1 commento:

Vania ha detto...

..peccato che non glielo abbia detto...però ne è uscita una bellissima poesia.

ciaoo Vania