lunedì 25 agosto 2008

Cos’è la poesia? (V)


EUGENIO MONTALE

DIVINA LA COMMEDIA


In qualche luogo
dell'immane edifizio
forse in un sottoscala
o in un altro più recondito, non proprio
non sempre nel WC può nascere e attecchire
certo fiore talora maleodorante
che troveremo poi nelle antologie
sotto la voce Poesia e che lascia
interdetti e dubbiosi su quelle origini
che non diremmo gentilizie ma
alquanto bordellesche?
Domani
sarà diverso o peggio. Se le Muse
hanno tanto di barba più nessuno
dirà superflua l'opera del tonsore
.

(apparsa in Nuovi poeti in Liguria, 1981)


Questa di Eugenio Montale è una vera e propria rarità: nell’antologia Mondadori che raccoglie tutte le poesie non l’ho trovata. Fa parte di un ritaglio di giornale che risale ai giorni successivi alla morte del poeta, nel settembre del 1981. Credo che sia l'ultima poesia pubblicata in vita dal poeta genovese. Si inserisce nel dibattito sull’essenza della poesia che da tempo alberga in questo blog.

Montale, ormai ottantacinquenne, si interroga sul futuro della poesia, sulla strada intrapresa in quello scorcio finale di secolo e di millennio. L’anziano poeta usa un’immagine alquanto impoetica, addirittura scatologica, per definire l’origine della nuova poesia: ma la poesia rimane “fiore”, seppure “maleodorante”. Si può paragonarla al fiore più grande che esista, l'Amorphophallus titanum: ha un'altezza di tre metri ed una sua forma di bellezza, pur emanando un terrificante odore di carne putrida.

È ancora poesia, pur avendo intrapreso una strada differente, pur avendo abbandonato le strade signorili per inerpicarsi sulle vie del vizio. La Musa barbuta, transgender, del finale è un indovinato esempio per rappresentare questa nuova poesia: più che l’opera del poeta servirà allora quella del barbiere…

Fernando Botero, "Il bagno del Vaticano"




Vedi anche:

"Cos'è la poesia?"

"Cos'è la poesia? (II)"


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LA FRASE DEL GIORNO
Poeti, poeti, ci siamo messi / Tutte le maschere / Ma uno non è che la propria persona.
GIUSEPPE UNGARETTI, Un grido e paesaggi, "Monologhetto




Eugenio Montale (Genova, 12 ottobre 1896 – Milano, 12 settembre 1981), poeta e scrittore italiano, Gli fu conferito il Premio Nobel per la Letteratura nel 1975 “per la sua poetica distinta che, con grande sensibilità artistica, ha interpretato i valori umani sotto il simbolo di una visione della vita priva di illusioni”, ovvero la “teologia negativa” in cui il "male di vivere"  si esprime attraverso la corrosione dell'Io lirico tradizionale e del suo linguaggio.




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