domenica 13 marzo 2011

Il cuore un ciottolo

 

CAMILLO SBARBARO

ORMAI SOMIGLIO A UNA VITE...

Ormai somiglio a una vite che vidi un dì con stupore. Cresceva su un muro di casa nascendo da un lastrico. Trapiantata, sarebbe intristita.

Così l’anima ha messo radice nella pietra della città e altrove non saprebbe più vivere. E se ancora m’avviene di guardar come a scampo ai monti lontani, in realtà essi non mi parlano più.

Mi esalta il fanale atroce a capo del vicolo chiuso. Il cuore resta appeso in ex voto a chiassuoli a crocicchi. Aspetti di cose mi toccano come nessun gesto umano potrebbe.

Come la vite mi cibo di aridità. Più della femmina, m’illudono la sete e gli artifizi. Il lampeggiar degli specchi m’appaga.

A volte, a disturbare l’inerzia in cui mi compiaccio, affiora, chi sa da che piega di me, un mondo a una sola dimensione e, smarrita per esso, l’infanzia.

Al richiamo mi tendo, trepidante mi chino in ascolto… Ah non era che il ricordo di un’esistenza anteriore!

Forse mi vado mineralizzando.
Già il mio occhio è di vetro, da tanto non piango; e il cuore, un ciottolo pesante.

(da Trucioli, 1920)

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Questo è il frammento che apre Trucioli, raccolta di prose liriche che Camillo Sbarbaro pubblicò nel 1920, espandendo ulteriormente i temi già trattati nelle poesie di Pianissimo: solitudine, alienazione, incomunicabilità, il muro invalicabile che ci divide dal resto del mondo. Sbarbaro fa saltare anche l’ultimo ponte, il legame che rappresentava la possibile via di fuga: l’uomo scopre di essere un oggetto tra gli oggetti, indifferente alla realtà e non ne resta sgomento, ma addirittura se ne compiace, si nutre di questa negatività, se ne esalta. Resta però un esile barlume di speranza, quello dell’infanzia, il paradisiaco regno smarrito che il poeta racconterà in Voze, soave voce.

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Fotografia © The state of my mind

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LA FRASE DEL GIORNO 
Un cieco mi par d’essere, seduto / sopra la sponda d’un immenso fiume.
CAMILLO SBARBARO, Pianissimo




Camillo Sbarbaro (Santa Margherita Ligure, 12 gennaio 1888 – Savona, 30 ottobre 1967),  poeta, scrittore e aforista italiano. Nelle sue poesie seppe coniugare un’osservazione della natura e un’analisi anche introspettiva della psicologia umana con uno stile secco e acuto.


2 commenti:

Vania ha detto...

...mi piace leggere come scrive questo autore....davvero "umano".
ciao Vania

DR ha detto...

Sì, Camillo Sbarbaro ha una grande sensibilità