martedì 17 aprile 2012

Il coraggio di Heberto


HEBERTO PADILLA

POETICA

Di’ la verità.
Di’, almeno, la tua verità.
E poi
lascia che accada qualsiasi cosa:
che ti rompano la pagina amata,
che ti sfondino a sassate la porta,
che la gente
si  affolli davanti al tuo corpo
come se fossi
un prodigio o un morto.

(da Fuori dal gioco, 1968)

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La poetica del cubano Heberto Padilla si può desumere dalle sue note biografiche: nato sull’isola, a Pinar del Río, nel 1932, divenne uno degli intellettuali più giovani del paese e, al trionfo della Rivoluzione castrista, fu nominato direttore della Prensa Latina a New York. Tornato a Cuba, nel 1964, iniziò una lunga polemica ideologica con il regime che lo portò nel 1971 ad essere incarcerato con la moglie Belkis Cuza Malé, anche lei scrittrice, in seguito alla pubblicazione di Provocaciones. Solo nel 1980, grazie alle pressioni di intellettuali e politici internazionali, poté lasciare Cuba per gli Stati Uniti, dove morì nel 2000. E dunque la sua poetica è il coraggio delle proprie idee, a costo delle conseguenze che queste possono originare, è la forza della verità che non si piega davanti all’ideologia imperante, al pensiero unico. La poetica di un uomo che non scende a compromessi, che non vende la propria poesia e non la sottomette a nulla, “qualsiasi cosa accada”.

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LA FRASE DEL GIORNO
Proteggiti dai timidi e dai sopraffatti, perché un giorno eviteranno di alzarsi in piedi quando entrerai.

HEBERTO PADILLA, “Da scrivere nell’album di un tiranno”, Fuori dal gioco




Heberto Padilla (Puerta de Golpe, 20 gennaio 1932 – Auburn, Alabama, 25 settembre 2000), poeta cubano. Dapprima entusiasta della rivoluzione cubana, di ritorno da un trienno nel blocco sovietico, maturò seri dubbi e una visione critica del governo di Fidel Castro. Arrestato e imprigionato, fu liberato su pressioni degli intellettuali di tutto il mondo e scelse l'esilio negli Stati Uniti.


2 commenti:

Vania ha detto...

...ha detto tutto...uno dei tanti.

ciaoo Vania

DR ha detto...

uno dei tanti, purtroppo... il coraggio delle idee non piace ai dittatori