martedì 24 aprile 2012

Il mio mestiere


JENARO TALENS

ESERCIZIO SU TRASPARENZE


Il mio mestiere è quello di divagare sulle cose,
dar spazio all’invisibile
che attraversa così altezzose mura.

Guardare quegli alberi da me eretti,
o forse solo la radice o l’eco
di un albero sfumato che la luce ulcera.
Apprezzamenti vaghi con cui arredo un ordine
che nulla spera di albergare. Potesse la mia voce
viver con ignoranza nell’indefinitezza.

Il mio mestiere è la stranezza:
vedere quest’azzurro che nasce con il giorno.


(da Prossimità del silenzio, 1981 - Traduzione di Gloria Bazzocchi)

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La parola che si fa analisi, che diventa strumento per indagare nell’io, per valutare l’esperienza metafisica e rapportarla con il reale. Questo è l’esercizio abituale dei poeti e lo è in maniera particolare in questi versi del filologo e traduttore spagnolo Jenaro Talens: una dichiarazione poetica che è anche dichiarazione di vita, perché inscindibile è il rapporto tra vita e poesia. Per questo il “mestiere” di Jenaro Talens e di ogni poeta è semplicemente la meraviglia davanti alle cose, lo stupore di vedere quello che altri occhi non riescono a scorgere: il balenare della poesia.

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FOTOGRAFIA © DANIELE RIVA
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LA FRASE DEL GIORNO
Lascio fede solo del mio mestiere / perché fu il mestiere a dettare i versi / e non la piccola vita vissuta, / né il suo dolore, né la sua pochezza.
JENARO TALENS, Lo sguardo straniero



Jenaro Talens (Tarifa, 14 gennaio 1946), poeta, saggista e traduttore spagnolo. La sua prima produzione, fortemente intellettualistica, è segnata dalla riflessione sulla natura della poesia e sul suo rapporto con la realtà; in seguito la sua opera si è aperta a toni più realistici e soggettivi.


2 commenti:

Vania ha detto...

....allargare la vista con una lente d'ingrandimento.:)


...bella la foto, questa in particolar modo mi ricorda tanto i luoghi miei ....quelli dove il Sile si allarga/libera.

ciaooo Vania

DR ha detto...

sì, allargare la vista, andare al di là della realtà...

È vero, nella zona della fotografia, l'Adda somiglia al Sile. Subito dopo però si incassa in un canyon