giovedì 8 febbraio 2018

La pungente grazia


MARGHERITA GUIDACCI

INIEZIONE SERALE

Ecco il bianco drappello che semina la pace
in punta di siringa.

In un fruscio confuso
si levano i nostri demoni
e vanno ad aspettarci
un po' più in là, verso l'alba.

Subentra un vuoto dirupato
come di febbre ad un tratto caduta.
La stanchezza è di piombo.
Ogni lancetta immota, verticale.

Come fu lieve la pungente grazia!
«Voltatevi di fianco, presto, è tutto».
E l'anima
più facilmente fu ammainata

di qualsiasi vela o bandiera.

(da Neurosuite, Neri Pozza, 1970)

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“Quando si scrive, in qualche modo si guarisce, ci si libera di quello che c’è d’eccessivo, di soverchiante in noi e che altrimenti ci soffocherebbe”: Margherita Guidacci commentava così la genesi di Neurosuite, il libro di poesie che racconta la sua degenza in una clinica neurologica. La poesia è dunque un mezzo di catarsi, per guarire “il male del mondo che si rifletteva in ciascuno di noi”. Ed è emblematica questa scena dell’iniezione serale, l’esercito di infermiere che avanza con i sonniferi a cancellare i pensieri, a trasformare tutto in temporaneo oblio, in un vuoto che non può contenere nulla e che – metafora meravigliosa - ammaina come una bandiera l’anima.

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Cuculo

FOTOGRAMMA DA “QUALCUNO VOLÒ SUL NIDO DEL CUCULO” © UNITED ARTISTS

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LA FRASE DEL GIORNO
Sono una poetessa: una farfalla, un essere / delicato, con le ali. /Se le strappate, mi torcerò sulla terra, / ma non per questo potrò diventare / una lieta e disciplinata formica.
MARGHERITA GUIDACCI, Neurosuite




Margherita Guidacci (Firenze, 25 aprile 1921 – Roma, 19 giugno 1992), poetessa e traduttrice italiana. Dopo la crisi del suo matrimonio, negli Anni’60, superò un decennio di grave sofferenza psichica che culminò nel ricovero in una clinica neurologica. Tra i poeti da lei tradotti John Donne, Emily Dickinson, T.S. Eliot ed Elizabeth Bishop.


4 commenti:

EB ha detto...

Chi di noi non nasconde una scintilla di follia? Il soverchiare le regole del ragionevole, del conosciuto e scontato. Il rischiare il passo oltre la soglia del rassicurante mediocre, osare la disapprovazione e il diniego, stupire sbriciolando le muraglie di certezze. Scrivere versi è un atto rivoluzionario, e non ci sarà sonnifero che potrà sedare il poeta.

DR ha detto...

La poesia ne esce sempre trionfale (Campana, Merini, Pound, Leopoldo Maria Panero, Sylvia Plath...), l'essere umano non sempre

Gizeta ha detto...

Ciò che di divino c'è nell'umano arrischia a manifestarsi nella sensibilità dell'essere e non sopporta limiti! che bello legger - Vi (volate quasi !)

DR ha detto...

Grazie